ALBERTO BARDI
OPERE DAL 1981 AL 1983
Roma, Galleria Arte e Pensieri
11 aprile - 4 maggio 2013
Giovedì, venerdì e sabato
dalle 16.00 alle 20.00
Altri giorni su appuntamento
INAUGURAZIONE:
Giovedì 11 APRILE ore 18.00 Galleria Arte e Pensieri, via Ostilia 3a (Metro Colosseo)
Le opere esposte in questa
mostra rappresentano gli ultimi anni della ricerca di Alberto Bardi, scomparso
nel luglio del 1984. Una così folgorante e felice espressività, dove i colori
determinano il gesto, la dinamica del dipinto, le illuminazioni, è stata
preceduta da un’attenta analisi della struttura pittorica che lo ha portato,
negli oltre trent’anni di lavoro, ad approfondire e a sperimentare sempre nuove
metodologie con risultati appassionanti, sia sul piano tecnico che formale.
Quindi, una continua riflessione sulla qualità della pittura, sull’impatto
percettivo, condotta con estremo rigore e al tempo stesso con grande libertà
creativa. Dalle prime scomposizioni della figurazione, alle essenziali opere
astratte degli anni ’60, dove si scorge una rilettura del suprematismo, ma
anche una originale dinamica delle forme, alla ricerca analitica degli anni ’70
basata su sottilissime texture che invadono tutta la superficie, determinando
una intensa continuità ritmica di colore e di illuminazioni. Infine, nei lavori
di Alberto Bardi che qui presentiamo, il rigore si coniuga con una autentica
passione, che suscita un tumulto di colori, di ritmi, di spazi e di luce,
evocando quanto di più profondo vi era nel suo rapporto con la pittura.
Claudia Terenzi
LA INTENSA AZIONE DEI COLORI
Come non pochi artisti della sua stessa
generazione, Alberto Bardi in questi ultimi decenni era stato poco considerato,
fino alla mostra di Ravenna del 2011, presentata da Claudio Spadoni, dove
veniva documentato, con un’accurata scelta di opere, l’intero lavoro dell’artista,
dal primo periodo figurativo, ad una sorta di espressionismo basato su una
gestualità accentuata, dai forti colori, siamo agli anni ’60, fino alla
completa astrazione, di matrice suprematista, dove poche forme essenziali, dai
colori altrettanto essenziali, si bilanciavano su un campo bianco, creando
fenomeni di luce e di spazialità puramente pittorica. Da questa esperienza,
certamente legata ad una riflessione sulle avanguardie, ma al tempo stesso
segnata, a volte, da una gestualità più libera ed istintiva tendente a spezzare
le geometrie, a ricercare colorazioni inedite, e quindi a far coesistere il
rigore progettuale con una certa casualità compositiva, nasce un periodo di
intensa meditazione sul segno, sulla stesura cromatica, sulla materia stessa
della pittura. Verso la metà degli anni ’70 la ricerca di Bardi è infatti
concentrata su una analitica modularità dei segni che si intensificano nella
intera superficie, sorta di textures cromatiche mai ripetitive nelle intense
vibrazioni luminose e anche nel valore compositivo: “Se la superficie è in
qualche modo un campo proporzionato – scriveva Nello Ponente nel ’74 – Bardi ha
avuto la possibilità di intervenire ulteriormente, creando principi di
sperimentazione aperta, creando altre accensioni, altri e più complicati
contrasti, quelli dei bianchi, dei rossi, dei verdi, dei viola. E questa
sperimentazione, del resto connaturata alla tecnica specifica delle matrici
pastellate che egli impiega, lascia largo margine ad una casualità di risultati”.
Di qui per giungere alle ultime opere
presentate in questa mostra, realizzate tra ’80 e l’84, anno della morte dell’artista,
che rivelano una intensa libertà creativa, dove il colore prevale con una forza
dirompente che determina e guida l’intera gestualità della composizione. Anche
in questa ricerca, così evidentemente fuori da ogni schema rigido,
precostituito, permane evidente un metodo, una attenta valutazione della
superficie pittorica e quindi, pur nel superamento della analitica esperienza
precedente, coesistono progettualità e passione, creatività e rigore: ”da un
lato i valori della logica e dall’altro la fascinosa liberazione dell’inconscio”,
ha scritto Achille Perilli nell’83 in occasione della mostra di Bardi presso
il gruppo Altro/lavoro intercodice, gruppo con cui Alberto ha collaborato e che
certamente ha influito anche sulla sua ricerca. Al contrario della voluta e
intensa serialità delle opere precedenti, in queste si sviluppa sostanzialmente
una continua dinamica del colore, capace di sommuovere lo spazio di superficie,
di modificare ogni volta la struttura compositiva, di creare immagini sempre
nuove nelle tracce dei segni, che si sovrappongono, si susseguono con un ritmo
continuo, si addensano o si scompongono nelle più variate direzioni, suscitando
straordinari effetti di luce/colore. Infine la molteplicità dei procedimenti
usati, tecniche miste, pastello a cera, olio, tempera, acquarello ecc. tutti
materiali con cui opera, spesso combinandoli, con estrema sapienza e quindi con
risultati di grande qualità.
Claudia Terenzi